domenica 24 gennaio 2016

Tre

L’ispettore la guardava insospettito e un poco diffidente, ma nonostante questo decise di tranquillizzarla.
- Signorina, beva un po’ d’acqua… - disse avvicinandole il bicchiere che il suo premuroso amico le aveva versato. - Non ha notato nessun movimento, comportamento o viso sospetto nel corso della giornata di ieri? -. 
Dopo un sorso, la ragazza trovò più facile organizzare i pensieri: - Non posso dire di aver notato qualcosa di insolito, ma da queste parti passa sempre molta gente e sono solo alcune le persone a cui faccio caso. Ieri mattina, come di consueto, ho servito alcuni lavoratori che prendono il caffè prima di timbrare il cartellino: loro arrivano presto, sono di fretta e di non molte parole. Poi è arrivata la signora Carmen, che passa ogni giorno di qui mentre va al mercato, e lei più che per il decaffeinato si ferma per fare lunghe chiacchiere riguardo il suo barboncino e altri discorsi noiosi. Deve essere una signora molto sola, ma mi fa tenerezza e quindi la lascio parlare e la ascolto mentre svolgo i miei lavori. Così, tutto normale fino a mezzogiorno, quando ho lasciato il locale a Pablo, l’altro barista; sono tornata poi alle 7 per il turno serale. Essendo domenica non c’era tanta gente: l’unica persona di cui mi ricordo è il signore che viene sempre molto tardi, e rimane fino alla chiusura; di solito non parla molto, ma spesso beve come una spugna, e a volte mi capita pure di trovarlo addormentato sui tavoli fuori -. 
A questo punto, però, Sol e l’ispettore furono interrotti da uno degli addetti alla scientifica e all’analisi del caso. 
- Signore, può venire un secondo? è importante -. 
L’agente si alzò, lasciando Sol immersa nei suoi pensieri. 
E fu proprio nel momento in cui la ragazza si trovò da sola con se stessa, che si ricordò l’incubo fatto la notte precedente. In una lunga e infinita strada, si era messa a correre in preda al panico, inseguita da un’ombra scura e senza identità. Alla fine tutto intorno a lei si era ristretto in una specie di tunnel che diventava sempre più angusto e soffocante, e sempre più inclinato… fino a diventare verticale e a farla precipitare verso il basso. 
Si era svegliata sudata e confusa, impaurita dal mistero e dall’angoscia che l’incubo le aveva provocato...
Sol ritornò improvvisamente al presente, abbandonando tutti i suoi pensieri, appena vide l’ispettore che, dopo aver parlato con gli agenti, si diresse verso di lei: - Signorina, può seguirci un secondo? -. 
I carabinieri la portarono proprio nel luogo in cui c’era il cadavere: - Non sappiamo come dirglielo, ma siamo sicuri che lei conoscesse molto bene la vittima. - 
- Sì - rispose allarmata e con un filo di voce. Sol, incredula, era sempre più confusa e preoccupata : - Scusi, ma…... come fa ad affermare una cosa del genere? - chiese.
Uno degli agenti aprì la lampo della sacca che conteneva il cadavere della vittima, e tutti prima guardarono Sol, e poi si girarono verso il corpo senza vita. Anche lei, tremante, si voltò lentamente a guardarlo, e in quel momento le sembrò di ricevere un pugno nello stomaco che la fece quasi svenire. 
Il viso era esattamente identico al suo...

mercoledì 20 gennaio 2016

"Carabineros? Credo ci sia stato un omicidio...in Via Marese...il corpo è immobile sicuramente da un’ora, no, non la conosco…"

lunedì 18 gennaio 2016

Due

Non sapeva cosa fare, il cuore le batteva  a una velocità che non pensava si potesse mai provare nella vita; preso il telefono, compose il primo numero che le venne in mente.
- Pronto? Devi venire subito… è successo... c’è una... non so cosa fare: vieni subito al bar.
Jaime arrivò prima del previsto, e ciò le diede, per la prima volta nell’ultima mezz’ora, un minimo di sollievo.
Si conoscevano dai tempi dell’ “educaciòn primaria”, vale a dire dalla scuola elementare, ed erano sempre riusciti a continuare a vedersi da allora, pur avendo preso strade diverse nel corso degli anni. Sapeva che poteva confidarsi con lui, perché i suoi consigli erano sempre preziosi e adatti alle situazioni che si presentavano.
I capelli spettinati e gli occhi assonnati: si era appena svegliato. Bussò alla porta del bar, domandandosi perché fosse chiusa, e notò il carello “cerrado” sul lucido vetro del locale.
- Ho fatto prima che ho potuto: la tua voce mi ha spaventato... si può sapere cos’è successo? Come mai non c’è nessuno? Sono quasi le otto! E poi perché tieni chiuso? E’ lunedì, e tutti hanno bisogno di un caffè il… - disse Jaime entrando nel bar, ma dovette interrompersi; confusa da tutte le domande e scossa dall’assurda e pericolosa situazione nella quale si stava trovando, Sol scoppiò a piangere e si accasciò sulla sedia.
L’amico la guardò con aria dispiaciuta e, preoccupato, le porse un fazzoletto, evitando di farle altre domande per non peggiorare la situazione. Vedendo però che Sol non riusciva a calmarsi neanche facendo profondi respiri, le diede un bicchiere d’acqua.
-Ho visto che... non sapevo cosa fare, così ti ho chiamato... è veramente orribile… - disse a un certo punto lei tra i singhiozzi. 
- Orribile? Di cosa stai parlando? Sol, non ti posso aiutare se non mi dici cosa succe...
- Dietro al vaso, alla pianta, insomma... lì, vicino al camion - lo interruppe nuovamente Sol con il cuore in gola. L’amico, confuso ancora più di prima, si avvicinò alla zona da lei indicata, senza notare le evidenti tracce di sangue sul pavimento: non era mai stato un abile osservatore. Il primo pensiero che gli venne fu quello dell’ultima volta che lo aveva chiamato così di prima mattina: la causa era stata un piccolo gatto rimasto bloccato sul ramo di un albero, ma oggi non era proprio questo il caso!
Appena si rese conto della situazione, Jaime venne preso da un’ondata di caldo, non solo dovuta al calore della giornata. Tutto a un tratto, tirò fuori il telefono dalla tasca: 
- Pronto? Sì, un’ambulanza, subito, sì, ehm...Via Marese, sì, Via Marese numero 10, è urgente, fate prima che potete -. 
Compose in fretta un altro numero: - Carabineros? Credo ci sia stato un omicidio... in Via Marese... il corpo è immobile sicuramente da un’ora, no, non la conosco… ho chiamato l’ambulanza nel caso, sa...va bene, grazie.

Sol lo guardava incredula, chiedendosi dove l’amico avesse trovato il sangue freddo per ragionare e per formulare così tante frasi di senso compiuto senza farsi bloccare dal contesto.
I Carabinieri arrivarono in cinque minuti, dopo gli infermieri che, però, non trovarono più niente da fare. Subito entrambi chiesero informazioni a Jaime, non accorgendosi di Sol che se ne stava seduta in silenzio, completamente scioccata e presa dai suoi pensieri: come poteva essere successo? Come era possibile che qualcuno avesse il cuore di uccidere una persona? Cosa poteva spingere un essere umano a eliminare un altro essere umano? I soldi? La vendetta?
-Sol, mi stai ascoltando? Sol? - 
Le ci volle qualche secondo per smettere di riflettere su quei pensieri ai quali non riusciva a dare la minima risposta e per concentrarsi sul suo amico che la stava guardando negli occhi, cercando di riportarla alla realtà, dalla quale sembrava essersi estraniata totalmente.
- I signori avrebbero bisogno di maggiori informazioni, e io più che raccontare quello che ho visto e a che ora non posso dire molto di più. Tu sei qua da più tempo, e magari potresti fornire qualche dettaglio che io non ho detto, te la senti?
- Sì - rispose decisa Sol, stupendosi lei stessa del tono convinto con il quale aveva pronunciato quella breve parola.

mercoledì 13 gennaio 2016

Uno





Una calda mattina di Agosto un’aria afosa pervadeva le vie di Barcellona. Era presto e le strade erano ancora abbastanza deserte, se non per alcuni vecchietti che passeggiavano col cane, e una ragazza, Sol, che camminava per le stradine ancora mezza addormentata. Passeggiata mattutina? Sfortunatamente non era il suo caso: lei doveva andare ad aprire il bar in via Marese entro le 7, prima che qualche cliente sentisse il bisogno di un caffè. Non che il suo lavoro le dispiacesse, anzi Sol si divertiva moltissimo a gestire quel delizioso bar in stile antico, solo, come tutti i lavoratori, aspettava con ansia che arrivassero le ferie per permettersi un weekend al mare col fidanzato.
In realtà la città di prima mattina la incantava, le dava una sensazione di tranquillità e pace, un silenzio che in poche ore sarebbe sparito, sostituito dai rumori dei clienti che affollavano il bar. Però quella mattina Sol non si sentiva molto serena; la notte passata aveva dormito male per via di un incubo e adesso il caldo le stava facendo venire mal di testa. Per fortuna ormai era arrivata, doveva solo svoltare a destra e attraversare. 
Appena girato l’angolo... ”Aahhh” urlò: un gattone nero le era sfrecciato davanti correndo... per fortuna non era superstiziosa, ma era allergica ai gatti!
Con un solletichino al naso attraversò la ‘calle’ e finalmente eccolo lì: il grande cartello con scritto “El Chiquito Bar” e il locale con le saracinesche abbassate e i tavolini deserti.
Entrando accese la radio e si mise a canticchiare una vecchia canzone di Mika; intanto girò il cartellino della porta da ‘cerrado’ a ‘abierto’. Poi avviò la macchina del caffè, preparò piatti, tazzine, cucchiaini, e infine uscì per mettere le sedie nei tavolini esterni.

Però notò qualcosa di insolito che la fece smettere di cantare: su un tavolino color verde acqua, il suo preferito, c'erano delle macchie scure. Sol lo trovò molto strano perché la sera, quando puliva il locale, era sempre molto attenta che tutto fosse in ordine, anche se talvolta qualcosa poteva sfuggirle.
Col dito toccò la goccia più grande, che non era ancora del tutto secca, annusò, ma non sembrava né cioccolato né caffè... all’improvviso si rese conto, sgranò gli occhi e il cuore iniziò a batterle più forte nel petto. Sembra proprio sangue, cioè l’ultima cosa che si sarebbe aspettata.
Iniziò freneticamente a guardarsi intorno, ma non vide nessuno. Poi abbassando lo sguardo scorse altre macchiette scure sul pavimento, che formavano una specie di stradina fino agli enormi vasi di fiori gialli e rossi che Sol aveva sistemato per abbellire e per creare una divisione tra la zona del bar e l’officina meccanica lì a fianco.
Già nella sua testa si stavano formando pensieri terribili e il primo impulso fu quello di scappare lontano, perché intanto le tornava in mente anche il terribile sogno che non l’aveva lasciata dormire. Non poteva andarsene... come abbandonare il suo amato bar in una situazione del genere?
Allora Sol decise di affrontare la realtà e con molta cautela, a piccoli passetti, andò in direzione del vaso.
Era tanto tempo che non sentiva tanta adrenalina in corpo; esattamente da quando due anni prima un ladro incappucciato era entrato in casa sua e aveva tentato di rubare, per poi scappare quasi a mani vuote perché a una barista più di tanto non si può rubare.
Sol ormai era a un passo dalla pianta e il cuore le batteva in gola, fortissimo. Si fermò un attimo, prendendo di nuovo in considerazione l’idea di voltarsi e lasciare quel mestiere a qualcun altro. Però, poi, raccogliendo tutto il coraggio possibile e prendendo un respiro profondissimo, allungò la mano ancora sporca di sangue e scostò il ramo. In un attimo tutti i suoi pensieri più terribili diventarono realtà.
Lì, ben nascosto tra i fiori e il camion carro-attrezzi, vide, steso per terra a faccia in giù, il corpo di una ragazza, probabilmente senza vita.
Dopo l’incubo della notte prima, questo era troppo da sopportare per Sol: un urlo terribile, il secondo della giornata, questa volta più forte e di puro terrore, le uscì dalla gola. La ragazza si precipitò al telefono del bar per cercare aiuto... per la fretta aveva dimenticato il cellulare a casa...