giovedì 10 marzo 2016

Sette

Ancora turbata e stravolta dalla violenta chiacchierata, Sol cercava in tutti i modi di calmarsi e convincersi del fatto che le parole della pazza psicologa fossero bazzecole per incastrarla. Ma Sol lo sapeva di essere innocente, sapeva di non essere direttamente coinvolta nella vicenda e sapeva che nulla poteva essere utilizzato contro di lei. Non avevano prove! Non avevano in mano nulla! 
"Stai calma Sol, tranquillizzati, non è successo niente, sono solo dei poliziotti che cercano di fare il loro fastidioso lavoro! Tu non c'entri niente, non conosci quella maledetta ragazza! Tu sei innocente! Tu sei una brava ragazza, una povera vittima di cui nessuno vuole prendersi cura!" continuava a sussurrare tra sé e sé Sol con voce tremolante ed insicura...
Le venne improvvisamente un'idea folle, forse giustificata dal panico del momento, dalla situazione paradossale in cui si trovava. Raccolse la sua borsa freneticamente, si sistemò i capelli, indossò il suo cappottino di cachemire nero lungo fino alle ginocchia, chiuse il bar e si diresse con passo veloce verso il suo piccolo appartamento al quarto piano. Tirò fuori dallo sgabuzzino una valigetta dentro alla quale mise le prime cose che le capitarono fra le mani: i vecchi jeans strappati che non aveva ancora messo a lavare, un golfino beige con la scritta "New York City", un reggiseno appeso alla sedia, la sua canotta preferita che aveva comprato durante una vacanza in Grecia nel 2012 e tre paia di calzini di colori diversi. Richiuse a fatica la valigia, spense gas e luce e si precipitò giù dalle scale, che le sembrarono più ripide del solito. 
- Un taxi in via dei Conquistatori 76. Faccia più in fretta che può per favore, sto per perdere un aereo. -
Arrivata in aeroporto, Sol esitò parecchio prima di compiere un simile gesto folle, ma non le restava altro da fare: questa storia la stava distruggendo.
- Un biglietto per il primo aereo che va lontano da qui, la prego. -
- C'é un aereo fra mezz'ora per Francoforte. Le potrebbe interessare? -
- Certo, va benissimo! Ecco a lei i documenti... -
Passati controlli Sol poteva finalmente rilassarsi senza essere turbata da nessuno.Si sedette su una comoda panchina, si guardò intorno per qualche istante, aprì la borsa per controllare di avere tutto, poi esaminò il portafoglio... Rimise dentro i documenti che le erano serviti per comprare il biglietto, ma si accorse che c'era qualcosa di strano, mancava qualcosa... I soldi c'erano, la carta d'identità anche, le sue tessere colorate sembravano esserci tutte: quella del supermercato sotto casa, quella della palestra, quella del bar... Ma la tessera sanitaria? Dov'era?
Sul momento non si fece troppe domande, voleva staccare e dimenticarsi di tutto per un po': "L'avrò lasciata a casa da qualche parte, pazienza: tanto a che mi serve in Germania una stupida tessera?", pensò Sol.

"Cara "Sol" o forse farei meglio a chiamarti con il tuo vero nome, "Loredana", hai voluto la bicicletta? E ora ti tocca pedalare, mon trésor..." si disse la psicologa-detective ficcanaso passando dalla porta del commissariato. 

- Vi porto buone notizie, colleghi! Potete smetterla di far finta di lavorare e buttare il vostro schifoso caffè della macchinetta nel cestino: ora si inizia seriamente ad indagare. Seguitemi nel mio ufficio! - esultò con tono trionfante la donna.
Accese il computer con un gesto veloce e deciso. Era sicura di scoprire qualcosa di sconvolgente.
- Eeet voilà!! - esclamò infatti Clothilde. - Venite a vedere qui, cari i miei poliziotti! -
Si trovò mezzo commissariato intorno, con le bocche spalancate e il viso gelato dallo shock. 
- La nostra cara 'Sol', non è affatto 'Sol' come dice di essere, ma si chiama Loredana Carré. La sua fedina penale non è del tutto pulita. Presenta anzi vari reati, come aggressione ad agente pubblico, qualche piccolo furto qua e là e detenzione di droghe leggere in casa. E... attention attention, mes collègues! Segni particolari: sorella gemella: Joemi Carré. 
Direi quindi che è ora di contattare mademoiselle Loredana per qualche spiegazione in più: voi che ne dite? - 
Senza nemmeno aspettare la risposta dei colleghi, Clothilde afferrò il cellulare:
- E dai, rispondi bella, rispondi...! -

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