giovedì 11 febbraio 2016

Cinque

- Sono sempre la solita, non cambio mai!- affermò Sol più a se stessa che all’amico al suo fianco: - Sono sbadata, estremamente sbadata! - 
Jaime rise, perché era vero. La ragazza era veramente brava e metteva impegno in tutto ciò che faceva, dal lavoro ai suoi più adorati passatempi, ma a volte poteva proprio essere sbadata. Questo il ragazzo lo sapeva bene, perché più volte si era fermato a osservarla inciampare quasi nei suoi piedi e combinare qualche piccolo, ma per niente grave, pasticcio.
In realtà, Sol e Jaime erano molto turbati: la prima per la scoperta del cadavere dal suo stesso aspetto, mentre il secondo per quell’inconfessabile segreto di cui, da anni ormai, lui era il solo a conoscenza.

Jaime si considerava il ragazzo più tranquillo dell’intera Spagna. Lo era sin da piccolo quando, a differenza dei suoi amici, che erano sempre sporchi di fango per aver giocato a lungo nella calda campagna catalana, lui era sempre pulito e in perfetto ordine, perché preferiva leggere un libro sdraiato su un’amaca all’ombra di un albero. Lo era anche quando, ad un lungo bagno nell’immensità del mare, lui preferiva osservarla, quell’immensità, dall’alto di uno scoglio, disturbato solamente da qualche granchietto dispettoso e da qualche folata di vento che gli scompigliava i capelli e gli faceva venire un piccolo brivido.
A scuola non era il primo della classe, ma indubbiamente era colui che ci metteva più impegno, e questo gli altri lo apprezzavano: soprattutto i suoi genitori, i quali erano molto contenti di avere un figlio come lui. Finita la scuola, aveva deciso di cercare un lavoro in modo da non gravare troppo sulle spalle dei propri genitori, i quali - secondo lui - lo avevano già aiutato largamente. 

Ed era per questo che Jaime non doveva essere lì quella sera. Ma si era lasciato convincere dai suoi amici, che erano stanchi di divertirsi senza di lui, sempre chiuso in una stanza. Allora, sentendosi già - appena arrivato - nel posto sbagliato, si era ritrovato in quel locale.
La musica era assordante, conturbante e seducente, come le mille ballerine che, in abiti tutto meno che pudici, danzavano a quel ritmo sconvolgente. Il clima della serata era caldo e un’ondata di uomini, sui cui volti aleggiava la medesima espressione, affollava quell’angusto eppur immenso night club. Grazie all’entusiasmo dei suoi scapestrati amici, Jaime bevve più di quanto si aspettava, e più di quanto era solito bere, e così iniziò a sciogliersi e a liberare la mente. Nemmeno i suoi più grandi amici l’avevano mai visto così loquace e spensierato. Qualche drink di troppo, e si ritrovò in pista, intento in una danza più che sfrenata.
E fu qui che accadde. Qui tutto ebbe inizio. Qui il segreto prese forma. La notte era ancora giovane, ma la serata era già al suo culmine. 
Lei entrò. La folla gridò. Anche Jaime all’inizio gridò, ignaro di ciò che avrebbe visto dopo. Ignaro di cosa avrebbe pensato dopo e ignaro di quello che avrebbe fatto. Lei non era volgare, no, ma semplicemente e assolutamente provocante. La musica partì e metà della folla riconobbe quel ritmo cadenzato di Let’s go fucking Mental -The Brian Jonestown Massacre. Tanti iniziarono a cantare e a incitare la ragazza, definita “La candida dama nera”. Ogni suono rimbombava nella testa di ogni uomo, che osservava come le luci soffuse giocassero, come onde che si inseguano e si increspino, unendosi sul corpo formoso della ragazza. Aveva i capelli sciolti, i quali ondeggiavano fluidi nell’aria ad ogni suo movimento. Una leggera veste copriva delicatamente il suo corpo e una maschera veneziana le nascondeva il volto chiaro.
La folla era dominata dalla ragazza, che sapeva di averli in pugno. Li illudeva che da lei potessero avere qualcosa e si divertiva a farlo, come molti si erano divertiti con lei. Per la ragazza questo lavoro era insomma una piccola rivincita.
Lo spettacolo era al termine e, ormai alla chiusura del locale, mentre stava uscendo, Jaime notò la ragazza togliersi la maschera. Lo stupore lo folgorò, perché non pensava che una ragazza come Sol, come l’amica d’infanzia, che al mattino apriva il bar e la sera lo chiudeva, potesse svolgere, durante le ore più scure e misteriose della giornata, un lavoro così conturbante. 
D’altro canto, la ragazza si comportava come se non notasse Jaime, il quale rimase ancora più sorpreso. Provò a rivolgersi a lei, ma, evidentemente, era come se i due parlassero due lingue diverse.
La ragazza, che aveva già conosciuto il lato difficile della vita, visibilmente impaurita, strattonò infine il ragazzo e scappò. Tra i due c’era incomprensione. Nei due c’era confusione.

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