martedì 9 febbraio 2016

Quattro

"Non può essere! ... impossibile! ... è sicuramente uno scherzo!", pensò tra sé e sé Sol appena riconobbe il suo volto nel bianco e freddo cadavere.
Di colpo iniziò a sudare e a muovere le gambe nervosamente, come se stesse vivendo un nuovo incubo, ma questo purtroppo era reale: Sol non poteva davvero sperare di svegliarsi e di rendersi conto che si trattava solo di un brutto sogno, perché ora, ma sì! era proprio tutto reale.
- Dammi un pizzicotto Jaime! Jaime ho detto dammi un pizzicotto, non può essere vero! Jaime! - ripeteva Sol girandosi verso l’amico e alzando il tono della voce, non ricevendo nessuna risposta.
Jaime, vedendo il corpo della sua amica senza vita, intanto era svenuto, e adesso la scientifica stava cercando di soccorrerlo. Erano tutti attorno al ragazzo, tranne Sol; la troppa confusione che aveva in testa non le aveva permesso di realizzare che Jaime si era sentito male.
L’unica cosa che fece, forse impulsivamente, senza nemmeno volerlo, fu avvicinarsi al corpo.
Come se non fosse più lei, come se la sua fragilità e la sua paura fossero completamente sparite, Sol scoprì il volto della ragazza e lo fissò. Era veramente la sua copia: stessi occhi, stesso naso, stessa bocca, capelli lunghi e neri, come quelli di Sol.
La ragazza scoprì del tutto il corpo e, vedendo qualcosa uscire dalla tasca dei jeans, lo sfilò senza pensarci due volte e se lo mise in tasca.
- Signorina che fa? Non può assolutamente toccare il cadavere! - le disse l’ispettore, il signor Hernandez, quando si accorse che Sol lo aveva scoperto. 
- Sì, scusi... è che... non volevo... - rispose con voce esile Sol.
- Cosa signorina? Avanti, dica! -
- No, no niente.. niente di importante. -
- Signorina Sol, in questo momento tutto per noi è importante, anche una piccola cosa, che a lei può sembrare banale, per noi è essenziale... essenziale almeno per aprire una pista, visto che non abbiamo niente in mano.
Per questo la prego, qualsiasi cosa le passi per la testa me la comunichi.. qualche stranezza notata nell’ultimo periodo qui al bar, qualche comportamento inusuale... Ha detto di avere qualche cliente abituale qui, giusto?-
- Sì - rispose con un filo di voce la ragazza.
-Ecco, bene, ha notato qualcosa di strano in loro? La prego, ci pensi! -
- No, nulla... cioè forse sì... la Carmen...- 
Ieri Carmen, una delle sue clienti più abituali, era un po’ strana, ma Sol non ci aveva fatto caso: quella donna aveva sempre qualche problema: una volta il suo barboncino che stava male, una volta la parrucchiera che le aveva sbagliato il colore... aveva sempre qualcosa di nuovo di cui lamentarsi e Sol ormai era talmente abituata ai suoi lunghi e noiosi discorsi, che non faceva nemmeno più caso a quello che la donna diceva.
- Mi dica signorina! Cosa la Carmen? Chi è questa donna? - chiese l’ispettore molto cortesemente, da uomo gentile che era.
- La Carmen, Carmen Gonzalez: è una signora che viene da noi quasi tutte le mattine e poi se ne va al mercato. Prende un decaffeinato, una pasta rigorosamente vuota e un bicchierino d’acqua naturale, perché quella frizzante gonfia. - Ripeté Sol come se sentisse le parole della signora risuonare nella sua mente.
- Bene - rispose l’ispettore, appuntando tutto nel suo taccuino verde. - E cosa ha fatto la signora Gonzalez in questi giorni di strano? -
- Ieri mattina, quando è arrivata, aveva una brutta cera: si vedeva che non aveva dormito: aveva delle occhiaie! è entrata, ha preso solo un cornetto, ha pagato e salutandomi con un cenno della mano, è uscita di nuovo. Non avendo visto il cane, ho pensato che forse avesse un appuntamento dal veterinario, visto che quel povero cucciolo sta sempre male. Per questo non ho sospettato nulla - raccontò Sol, mentre il signor Hernandez continuava a prendere appunti.
- E le ha detto qualcosa, la signora?-
- Jaime!- gridò di colpo Sol vedendo ricomparire l’amico: -Che ti è successo? -
- Tutto a posto Sol, mi sono solo un po’ spaventato. Forse è meglio se vado a casa a riposarmi: questa situazione è davvero strana.- rispose Jaime, un po’ stordito.
- Vengo con te!- reagì Sol d’impatto, come se volesse evitare ulteriori domande; poi si girò verso l’ispettore e gli chiese -Posso andare ,signor Hernandez? -
- Sì, vada signorina, però mi raccomando: qualsiasi cosa... ce la dica! Ah, dove possiamo trovare il suo socio? -
- Oggi ha il giorno libero, ma se vuole posso lasciarle il suo numero di telefono. - 
- Sarebbe molto gentile da parte sua, signorina Sol. - 
La ragazza entrò nel bar, si avvicinò al bancone e prese una biro; poi frugò nelle tasche e tirò fuori un foglietto di carta, dove cominciò a scrivere. 
- Ecco! - disse Sol, porgendo il foglietto all’ispettore.
- Grazie mille signorina! Riposi e resti in zona: sicuramente la chiameremo per un altro interrogatorio. -
Nel viaggio di ritorno, Sol iniziò a raccontare a Jaime di quello che aveva rubato dai jeans del cadavere, ma, cercando nelle tasche del suo giubbotto, non trovò più nulla.
- No! - esclamò. Però aveva visto scritto il numero del telefono di Pablo nel foglio che aveva trovato nella tasca del cadavere.

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