lunedì 18 gennaio 2016

Due

Non sapeva cosa fare, il cuore le batteva  a una velocità che non pensava si potesse mai provare nella vita; preso il telefono, compose il primo numero che le venne in mente.
- Pronto? Devi venire subito… è successo... c’è una... non so cosa fare: vieni subito al bar.
Jaime arrivò prima del previsto, e ciò le diede, per la prima volta nell’ultima mezz’ora, un minimo di sollievo.
Si conoscevano dai tempi dell’ “educaciòn primaria”, vale a dire dalla scuola elementare, ed erano sempre riusciti a continuare a vedersi da allora, pur avendo preso strade diverse nel corso degli anni. Sapeva che poteva confidarsi con lui, perché i suoi consigli erano sempre preziosi e adatti alle situazioni che si presentavano.
I capelli spettinati e gli occhi assonnati: si era appena svegliato. Bussò alla porta del bar, domandandosi perché fosse chiusa, e notò il carello “cerrado” sul lucido vetro del locale.
- Ho fatto prima che ho potuto: la tua voce mi ha spaventato... si può sapere cos’è successo? Come mai non c’è nessuno? Sono quasi le otto! E poi perché tieni chiuso? E’ lunedì, e tutti hanno bisogno di un caffè il… - disse Jaime entrando nel bar, ma dovette interrompersi; confusa da tutte le domande e scossa dall’assurda e pericolosa situazione nella quale si stava trovando, Sol scoppiò a piangere e si accasciò sulla sedia.
L’amico la guardò con aria dispiaciuta e, preoccupato, le porse un fazzoletto, evitando di farle altre domande per non peggiorare la situazione. Vedendo però che Sol non riusciva a calmarsi neanche facendo profondi respiri, le diede un bicchiere d’acqua.
-Ho visto che... non sapevo cosa fare, così ti ho chiamato... è veramente orribile… - disse a un certo punto lei tra i singhiozzi. 
- Orribile? Di cosa stai parlando? Sol, non ti posso aiutare se non mi dici cosa succe...
- Dietro al vaso, alla pianta, insomma... lì, vicino al camion - lo interruppe nuovamente Sol con il cuore in gola. L’amico, confuso ancora più di prima, si avvicinò alla zona da lei indicata, senza notare le evidenti tracce di sangue sul pavimento: non era mai stato un abile osservatore. Il primo pensiero che gli venne fu quello dell’ultima volta che lo aveva chiamato così di prima mattina: la causa era stata un piccolo gatto rimasto bloccato sul ramo di un albero, ma oggi non era proprio questo il caso!
Appena si rese conto della situazione, Jaime venne preso da un’ondata di caldo, non solo dovuta al calore della giornata. Tutto a un tratto, tirò fuori il telefono dalla tasca: 
- Pronto? Sì, un’ambulanza, subito, sì, ehm...Via Marese, sì, Via Marese numero 10, è urgente, fate prima che potete -. 
Compose in fretta un altro numero: - Carabineros? Credo ci sia stato un omicidio... in Via Marese... il corpo è immobile sicuramente da un’ora, no, non la conosco… ho chiamato l’ambulanza nel caso, sa...va bene, grazie.

Sol lo guardava incredula, chiedendosi dove l’amico avesse trovato il sangue freddo per ragionare e per formulare così tante frasi di senso compiuto senza farsi bloccare dal contesto.
I Carabinieri arrivarono in cinque minuti, dopo gli infermieri che, però, non trovarono più niente da fare. Subito entrambi chiesero informazioni a Jaime, non accorgendosi di Sol che se ne stava seduta in silenzio, completamente scioccata e presa dai suoi pensieri: come poteva essere successo? Come era possibile che qualcuno avesse il cuore di uccidere una persona? Cosa poteva spingere un essere umano a eliminare un altro essere umano? I soldi? La vendetta?
-Sol, mi stai ascoltando? Sol? - 
Le ci volle qualche secondo per smettere di riflettere su quei pensieri ai quali non riusciva a dare la minima risposta e per concentrarsi sul suo amico che la stava guardando negli occhi, cercando di riportarla alla realtà, dalla quale sembrava essersi estraniata totalmente.
- I signori avrebbero bisogno di maggiori informazioni, e io più che raccontare quello che ho visto e a che ora non posso dire molto di più. Tu sei qua da più tempo, e magari potresti fornire qualche dettaglio che io non ho detto, te la senti?
- Sì - rispose decisa Sol, stupendosi lei stessa del tono convinto con il quale aveva pronunciato quella breve parola.

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