mercoledì 13 gennaio 2016

Uno





Una calda mattina di Agosto un’aria afosa pervadeva le vie di Barcellona. Era presto e le strade erano ancora abbastanza deserte, se non per alcuni vecchietti che passeggiavano col cane, e una ragazza, Sol, che camminava per le stradine ancora mezza addormentata. Passeggiata mattutina? Sfortunatamente non era il suo caso: lei doveva andare ad aprire il bar in via Marese entro le 7, prima che qualche cliente sentisse il bisogno di un caffè. Non che il suo lavoro le dispiacesse, anzi Sol si divertiva moltissimo a gestire quel delizioso bar in stile antico, solo, come tutti i lavoratori, aspettava con ansia che arrivassero le ferie per permettersi un weekend al mare col fidanzato.
In realtà la città di prima mattina la incantava, le dava una sensazione di tranquillità e pace, un silenzio che in poche ore sarebbe sparito, sostituito dai rumori dei clienti che affollavano il bar. Però quella mattina Sol non si sentiva molto serena; la notte passata aveva dormito male per via di un incubo e adesso il caldo le stava facendo venire mal di testa. Per fortuna ormai era arrivata, doveva solo svoltare a destra e attraversare. 
Appena girato l’angolo... ”Aahhh” urlò: un gattone nero le era sfrecciato davanti correndo... per fortuna non era superstiziosa, ma era allergica ai gatti!
Con un solletichino al naso attraversò la ‘calle’ e finalmente eccolo lì: il grande cartello con scritto “El Chiquito Bar” e il locale con le saracinesche abbassate e i tavolini deserti.
Entrando accese la radio e si mise a canticchiare una vecchia canzone di Mika; intanto girò il cartellino della porta da ‘cerrado’ a ‘abierto’. Poi avviò la macchina del caffè, preparò piatti, tazzine, cucchiaini, e infine uscì per mettere le sedie nei tavolini esterni.

Però notò qualcosa di insolito che la fece smettere di cantare: su un tavolino color verde acqua, il suo preferito, c'erano delle macchie scure. Sol lo trovò molto strano perché la sera, quando puliva il locale, era sempre molto attenta che tutto fosse in ordine, anche se talvolta qualcosa poteva sfuggirle.
Col dito toccò la goccia più grande, che non era ancora del tutto secca, annusò, ma non sembrava né cioccolato né caffè... all’improvviso si rese conto, sgranò gli occhi e il cuore iniziò a batterle più forte nel petto. Sembra proprio sangue, cioè l’ultima cosa che si sarebbe aspettata.
Iniziò freneticamente a guardarsi intorno, ma non vide nessuno. Poi abbassando lo sguardo scorse altre macchiette scure sul pavimento, che formavano una specie di stradina fino agli enormi vasi di fiori gialli e rossi che Sol aveva sistemato per abbellire e per creare una divisione tra la zona del bar e l’officina meccanica lì a fianco.
Già nella sua testa si stavano formando pensieri terribili e il primo impulso fu quello di scappare lontano, perché intanto le tornava in mente anche il terribile sogno che non l’aveva lasciata dormire. Non poteva andarsene... come abbandonare il suo amato bar in una situazione del genere?
Allora Sol decise di affrontare la realtà e con molta cautela, a piccoli passetti, andò in direzione del vaso.
Era tanto tempo che non sentiva tanta adrenalina in corpo; esattamente da quando due anni prima un ladro incappucciato era entrato in casa sua e aveva tentato di rubare, per poi scappare quasi a mani vuote perché a una barista più di tanto non si può rubare.
Sol ormai era a un passo dalla pianta e il cuore le batteva in gola, fortissimo. Si fermò un attimo, prendendo di nuovo in considerazione l’idea di voltarsi e lasciare quel mestiere a qualcun altro. Però, poi, raccogliendo tutto il coraggio possibile e prendendo un respiro profondissimo, allungò la mano ancora sporca di sangue e scostò il ramo. In un attimo tutti i suoi pensieri più terribili diventarono realtà.
Lì, ben nascosto tra i fiori e il camion carro-attrezzi, vide, steso per terra a faccia in giù, il corpo di una ragazza, probabilmente senza vita.
Dopo l’incubo della notte prima, questo era troppo da sopportare per Sol: un urlo terribile, il secondo della giornata, questa volta più forte e di puro terrore, le uscì dalla gola. La ragazza si precipitò al telefono del bar per cercare aiuto... per la fretta aveva dimenticato il cellulare a casa...

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